Nel Purgatorio il lavoro psicologico è alla massima potenza, lo scopo è arrivare alla pace dell’Anima, attraverso un progressivo sviluppo della coscienza
Tutta l’esplorazione di Dante si svolge nella Settimana Santa, dalle Palme alla Pasqua, simbolicamente parlando si tratta di un viaggio iniziatico per la resurrezione. Molte storie simili si ritrovano in altre culture dall’Islam (ad esempio la legge del contrappasso) all’India. Nella Commendia sono presenti molte conoscenze dalla numerologia della Cabala all’alchimia occidentale e orientale (questa non è a sede per approfondire questi aspetti), consideriamo solo che se simili esperienze pervadono culture diverse forse stiamo parlando di percorsi dell’uomo o meglio, oserei dire, dell’anima.
Ci chiediamo spesso ‘da dove viene il male?’
Di solito ci rispondiamo che abbiamo agito in un certo modo per necessità (non si poteva fare altrimenti) o per colpa del Cielo. In realtà nel Purgatorio si prende consapevolezza del proprio agire.
All’Inferno dominano l’inconsapevolezza e la colpa che viene proiettata all’esterno (è sempre colpa dell’altro), nel Purgatorio si è consapevoli e ci si pente. Il lavoro psicologico è rappresentato dal prendersi la responsabilità. Si accetta così liberamente di soggiacere alla legge Divina. Tuttavia, se l’accettazione non viene da una libertà del cuore, non è destinata a durare. A livello educativo infatti al bambino va spiegato il perché di ciò che gli viene proibito per liberarlo dall’istinto e farlo giungere alla comprensione.
Il passaggio nel Purgatorio è un cammino di ritiro delle proiezioni, questo è permesso da quel processo che permette che le cose vengano spostate nel tempo e trasformate.
Mentre all’Inferno Virgilio dice di non far domande sui motivi perché Dante vi transita, qui invece deve esporre la motivazione e Virgilio afferma quindi che è lì perché “libertà va cercando..”. il senso è legato alla consapevolezza del motivo per cui si fa un percorso. Libertà è uscire dalla selva oscura e non ha niente a che fare con la ricerca dell’affermazione del proprio potere
Due sono le condizioni che pone Catone prima dell’ingresso: il cingersi con una cintura di giunco naturale (simbolo naturale di umiltà) e il lavare il volto con la rugiada, perché Dante viene dall’Inferno e chi sta troppo nel male ne viene contaminato. La rugiada è elemento alchemico, un distillato celeste da cui nasce l’Albedo (secondo stadio della Grande Opera alchemica).
Il poeta compie l’intero percorso accompagnato da Virgilio (un maestro), che non è esperto di questo luogo non essendovi mai stato prima (pervaso da incertezza). Prima di attraversare la porta del Purgatorio, l’angelo guardiano incide con una spada sulla fronte di Dante sette «P», che rappresentano i sette peccati capitali che dovranno essere da lui scontati moralmente (ogni «P» verrà cancellata all’uscita da ciascuna Cornice). L’ascesa di Dante lungo il monte, quindi, si presenta come un percorso di purificazione morale. La salita è faticosa e dura assai più della discesa all’Inferno, dal momento che la legge del secondo regno vieta di salire di notte e Dante deve compiere tre soste in altrettante notti durante l’ascesa, episodi nei quali il poeta fa dei sogni di significato allegorico.
Nel primo sogno l’aquila che fatica ad elevarsi rappresenta la resistenza, le due donne raffigurano la proiezione e la parte sana della psiche ed infine nell’ultimo sogno si fa precedere il lavoro alla contemplazione come due aspetti di un unico processo di elevazione.
Quasi alla fine del viaggio ai due poeti si unisce l’anima di Stazio, che ha scontato la sua pena e può quindi terminare il suo percorso nel Purgatorio. Stazio fornisce a Dante alcune preziose indicazioni circa la struttura morale del regno, quindi accompagna lui e Virgilio nell’Eden. Alla fine della processione simbolica (mistica: 7 candelabri che simboleggiano i 7 doni dello spirito santo, 24 vecchi cioè i 24 libri della Bibbia, 4 animali coronati i raffiguranti 4 Evangelisti, 1 carro tirato da grifone figura mezza spirituale e mezza umana) il poeta incontra Beatrice, vestita di colori cardinali (verde e rosso), che rappresenta la vicenda storica della Chiesa.
All’apparire della donna scompare Virgilio, cosa che provoca il pianto di Dante. Beatrice si dimostra determinata con lui e gli dice che ora vedrà perché deve piangere scatenando il lui la disperazione. Beatrice rimprovera aspramente Dante per i peccati che l’hanno fatto smarrire nella selva. Coloro che sono stati particolarmente dotati dalla vita sono più colpevoli per aver usato male le loro doti (si è dimenticato di Beatrice ed ha smarrito la via dandosi alla politica e ad interessi terreni, si è fatto sviare dalle cose false e dalla quantità). È un richiamo forte al pentimento al punto che Dante vinto dal rimorso perde i sensi. Si deve abbandonare uno stato di coscienza per entrare nell’altro.
Beatrice e Matelda immergono Dante nelle acque dei due fiumi (nel primo fiume, Lete, Dante riprende i sensi), per abbandonare i peccati e fortificarsi, operazione che permette la successiva ascesa al Paradiso Celeste purificato. In questa sequenza si comprende come sia importante dirsi la verità per vedere la Luce. Dante aveva dimenticato la sua Anima ed ora dovrà farsi guidare da essa
La scomparsa di Virgilio è legata a questi aspetti, lui rappresenta la razionalità e il maestro ormai integrato in sé. Se tutta la Commedia nei primi due canti è permeata dalle quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza (intelligenza) e temperanza, nel terzo è pervasa dalle altre tre teologali: fede, speranza e carità, che vanno ben oltre la logica.
Il linguaggio ci permette di comprendere altri aspetti del Purgatorio e della vita.
Rispetto alla I Cantica, il Purgatorio presenta un’atmosfera decisamente meno cupa, più rilassata e serena. Se lo stile dell’Inferno era spesso aspro e duro, adeguato alla rappresentazione del regno del dolore, quello della II Cantica è di tono più leggero ed «elegiaco», senza neppure l’elevatezza «tragica» che sarà propria del Paradiso: questo è evidente già nell’incontro con Casella sulla spiaggia del Purgatorio, quando il musico che fu amico di Dante scende dalla barca dell’angelo nocchiero e inizia col poeta una conversazione dai toni pacati e amichevoli, impensabili nella I Cantica. Poi con esso inizia a cantare e Catone (che simboleggia il libero arbitrio, qui fa da super Io) li interrompe ricordando lo scopo di quel viaggio (le vibrazioni del cantare fanno perdere la mente). L’insegnamento è qui di dosare le cose e sapersene staccare.
Questa leggerezza si riflette ovviamente anche nella rappresentazione dei penitenti e delle loro pene, che, per quanto plastica e fisica come quella dei dannati, non presenta l’asprezza che era propria delle anime infernali. I penitenti sono color che son contenti / nel foco, perché salvi e ben felici di sottoporsi alla giusta punizione per i loro peccati terreni. Nel momento in cui si comprende lo sbaglio e si inizia ad elaborare i mezzi per non ripeterlo, si evolve ed il mondo appare meno aspro: questo è un altro insegnamento sul come affrontare le difficoltà della vita, con uno sguardo diverso, cogliendo le difficoltà come opportunità.
Al termine di questo passaggio iniziatico Dante prende commiato da Virgilio, che abbandona il discepolo dopo averlo guidato attraverso tanti ostacoli e asprezze, rivolgendogli un appassionato omaggio chiamandolo dolcissimo patre. Un padre, che quando ha accompagnato il figlio nel percorso di vita può prenderne tranquillamente congedo in quanto rappresenta il super Io che è ormai interiorizzato.
Dalla struttura della Divina Commedia si può “sentire” che il viaggio iniziatico di Dante si presenta come un mandala, percorrendo il quale avviene la graduale presa di coscienza delle varie istanze del Sé. In particolare nell’Inferno si viene in contatto con la Persona, con l’Ombra, con i vari aspetti dell’Animus e dell’Anima; nel Purgatorio si prende coscienza della sintesi unificante degli opposti; nel Paradiso si viene in contatto con le istanze spirituali che portano all’unione finale col Principio Divino (questi passaggi esistono anche nello yoga).
In un percorso psicologico, come in uno iniziatico, ci sono presupposti indispensabili: la scelta, la guida, la consapevolezza dello scopo, il transitare attraverso il disagio del conflitto per liberarsene e raggiungere quindi il benessere.
L’Anima, pura e disposta a salire a le stelle implica uno stato dell’essere in beatitudine. In questo stato dell’anima i desideri coincidono con quelli di Dio per cui non c’è conflitto. È lo stato in cui si è in armonia con il tutto.
Precedenti:
Purgatorio: Il percorso
Purgatorio: Introduzione alla struttura