La mente umana è un prolifico generatore di credenze sul mondo. Marc Cohen, professore di psichiatria dell’Università della California a Los Angeles [UCLA), è riuscito a mostrare con la risonanza magnetica funzionale (fMRI}le aree cerebrali attive quando crediamo a qualcosa, quando non ci crediamo e quando invece siamo incerti sul suo significato, e ha pubblicato i risultati sulla rivista “Annals of Neurology”.
Cohen ha sottoposto a Fmri 14 volontari mentre leggevano una serie di affermazioni scritte su cartoncini e riguardanti conoscenze fattuali, matematica, geografia, definizioni linguistiche, religiose ed etiche, oltre a eventi della propria biografia. A ognuno di loro è stato chiesto se le affermazioni fossero vere, false o se fossero indecisi nella valutazione.
I ricercatori ipotizzavano che la differenza tra frasi stimate come vere e frasi stimate come false sarebbe stata mediata soprattutto dall’attivazione dei lobi frontali, ma durante l’esperimento la differenza si è manifestata soprattutto a livello della corteccia prefrontale ventromediale.
Il coinvolgimento di questa area del cervello suggerisce un collegamento tra la parte prettamente razionale e quella legata alle emozioni e ai meccanismi di ricompensa. Quando una cosa ci pare falsa, infatti, si attivano l’area dei cingolo, nel circuito limbico, e l’insula anteriore, strutture usate anche in situazioni dl disgusto fisico (odori o sapori). Quando però il soggetto sperimenta l’incertezza compare un pattern di attivazione diverso, e si attiva il cingolo anteriore, la parte più rivolta verso la corteccia frontale, spesso attiva anche nelle situazioni di gestione di conflitti cognitivi, individuazione di errori matematici e interferenza cognitiva tra stimoli discordanti.
Se confrontata con le situazioni di certezza o negazione di verità, l‘incertezza provoca anche una riduzione dell’attivazione del nucleo caudato, una regione dei gangli della base che ha un ruolo importante nell’azione motoria e che probabilmente ci aiuta a mediare e ad arrivare a una decisione finale.
La parte più interessante di questo studio è pero la dimostrazione che decidere se credere, non credere o essere incerti nel confronti di qualsiasi affermazione è un processo che prescinde dal contenuto della decisione, perché si attivano esattamente le stesse aree sia che si tratti di valutare un dato numerico sia che si tratti di informazioni fattuali.
Da Mente & Cervello Giugno 2015
Di Daniela Ovadia