Si descrive spesso la fase centrale della vita come un periodo di crisi. È un periodo tra giovinezza vecchiaia che statisticamente in Europa si aggira attorno ai 40 anni.
È una fase di vita elastica in quanto non ha dei confini precisi ed è cambiata nella varie epoche grazie all’allungarsi delle aspettative di vita.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura” scriveva Dante, fin dall’epoca quindi il genere umano viveva periodi di crisi, espressione di quella età che ci riporta probabilmente a delle riflessioni.
È un periodo in cui ci si rende conto di invecchiare, si guarda indietro alla propria esistenza e si cerca di cambiare strada soprattutto se il bilancio è tutt’altro che esaltante.
Si spuntano gli obiettivi raggiunti e mancati, si tende a mantenere lo status quo, c’è la percezione del ridursi di energie, risorse e tempo (si comincia a rendersi conto che non si è eterni).
Non c’è nulla riferito all’età biologica perché sappiamo tutti che non ci è dato sapere quanto anni vivremo, ma si tratta di una sensazione soggettiva.
Le priorità cambiano e possono ripercuotersi sulla soddisfazione professionale. Lo stress percepito nel lavoro raggiunge il livello massimo tra i 50 e i 55 anni e lavoro e carriera smettono di essere l’impulso principale (metanalisi di Amanda Griffiths e coll. dell’Università di Notthingham).
Quando raggiungiamo la mezza età “aumenta il rischio” di ammalarsi e anche se molte malattie hanno insorgenza in periodi precedenti o successivi di vita. Riguardo al decadimento mentale la materia bianca aumenta di volume fin dopo i 40 anni per poi ridursi rapidamente, mentre la materia grigia si riduce per tutta l’età adulta. Memoria e pensiero logico ne risentono solo marginalmente e le capacità cognitive non variano in maniera rilevante prima dei 60 anni. Il cervello degli adulti di mezza età è in grado di compensare per esempio ovviando al rallentamento dei riflessi con l’esperienza.
Per chi ha avuto figli questi iniziano ad andarsene di casa ed è necessario quindi ritrovare nuove dimensioni dell’esistenza e di coppia. Per chi invece non è reduce da una separazione spesso è già trascorso del tempo, si ha già sulle spalle un “fallimento” e si cerca di affrontare nuove relazioni con maggiori paure ma con una consapevolezza diversa.
Secondo alcuni ricercatori anche l’umore in questo periodo ha una forte flessione (soprattutto nella fascia 40 45 anni) infatti risultano essere più felici persone più giovani o anziane.
Forse quindi la “crisi” è data più dal nostro percepito mentale, dai nostri bilanci tra sogni di ragazzini e vita reale, che da una vera decadenza esistenziale.
Ma anche se questa viene spesso vissuta come un’età di sfide da persone mature, alle quali quindi sembrano perdonati meno errori (soprattutto da noi stessi), in questa fase di maturità si tratta solo di essere consapevoli che molte risorse sono solo diverse ma non per questo inferiori.