È la forza che muove l’energia vitale:
- nel concepire una nuova vita, nonostante tutti i rischi di un parto
- nel prenderci cura degli altri, di una persona cara, anche quando ciò può sconvolgerci la vita,
- nel muovere interi popoli verso lidi lontani, lasciandosi alle spalle le proprie radici e soprattutto le persone care,
- nel ritrovarsi a fare cose impensate in nuove situazioni di vita,
- nell’affrontare gravi malattie con una tale voglia di vivere che a volte si risolvono, non a caso, con re-missioni spontanee
- nel decidere di vivere accanto ad una persona che non conosceremo mai abbastanza ma che sentiamo di amare…
Per quanto elencato sopra le forze prese in considerazione sono di movimento e restano nascoste, tuttavia può anche capitare di vivere la speranza come un blocco nella situazione: nell’aspirazione che si realizzi il nostro desiderio, si resta in attesa di un qualcosa che accada… un qualcosa apparentemente a noi impossibile e che attendiamo arrivi da forze più grandi.
L’immobilismo generalmente è frutto della paura per cui mi pare più logico ritenere che non si tratti in questo caso di reale speranza ma di timore che non si realizzi la cosa desiderata.
La speranza è una virtù, per l’esattezza è una delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.
Per la teologia cristiana le virtù teologali sono quelle virtù che riguardano Dio, rendono l’uomo capace di vivere in relazione con la Trinità. Queste virtù fondano, animano e caratterizzano l’agire morale del cristiano, sono infuse nell’uomo dalla grazia divina.
Non ritengo questa la sede di approfondimenti religiosi ma penso che cogliere da queste fonti alcune riflessioni possa essere un modo di “fare Anima” (James Hillman).
Se la speranza è un dono che deriva da Dio perché sperare nell’immobilismo? Perché sprecare un tale dono? Se Dio ci permette di sperare è proprio per metterci in grado di affrontare la nostra vita, per darci una base sicura offrendoci un’ancora di salvezza che ci permetta di restare radicati a terra pur elevandoci nello spirito. Possiamo così farci condurre come una piuma trasportata dal vento, trasportati e presenti in ogni momento.
Vediamo quindi rapidamente di cosa si tratta per poi parlare della speranza e delle opportunità che può offrire anche in un percorso psicologico.
Una virtù è una disposizione d’animo, abituale e ferma, volta a compiere atti buoni dando il meglio di sé, a fare il bene.
La fede ci permette di credere in Dio e in tutto ciò che egli ci ha rivelato. Con la fede l’uomo si abbandona liberamente e completamente a Dio per fare in pieno la sua volontà.
La virtù della speranza risponde all’aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo.
La carità è la virtù per la quale amiamo Dio al di sopra di tutto e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio. Essa è « il vincolo di perfezione » e la forma di tutte le virtù, anima, ispira e ordina. La carità garantisce e purifica la nostra capacità umana di amare. La eleva alla perfezione soprannaturale dell’amore divino.
La speranza è la forza che permette il miracolo e l’uomo è l’unico animale che ne può trarre vantaggio (gli altri animali agiscono per istinto di sopravvivenza).
La speranza va compresa (nel senso proprio di essere presa dentro noi stessi) e mai persa perché altrimenti, come una dea perfida, è in grado di portarci alla disperazione e prenderci la vita.
Considerarla come una dea può essere una buona metafora dato che la speranza è presente in qualsiasi religione in quanto legata alla fede, infatti speriamo che tutto possa andarci bene nella vita, che si possa realizzare un desiderio, che una persona possa guarire e/o non morire, che possa esserci ancora l’occasione per una buona parola o un gesto, che possa esserci una nuova vita o che alla fine di una vita terrena corrisponda un nuovo inizio nell’Aldilà.
Possiamo affermare che questa forza ci permette di spenderci oltre ogni ragionevole limite.
La speranza ci permette di sprigionare energie nascoste che non sapevamo o non avremmo mai pensato di avere, e queste energie vitali permettono il movimento verso “l’impossibile che diventa possibile”.
Questi “atti oltre i limiti” sono soprattutto verso noi stessi: quando arriva il momento di superare le paure, quelle più profonde che ci bloccano nella nostra evoluzione, arriva il tempo in cui si può realizzare il mito più narrato al mondo in tutti i tempi: il fanciullo viene chiamato ad un’impresa che gli permetterà, contro ogni sua aspettativa, di riuscire a sconfiggere l’immenso drago (le sue paure) e di liberare la bellissima principessa imprigionata nella torre (la sua anima).
L’Anima è la forza che dirige tutte le funzioni dell’essere umano.
È così che accade che nei momenti importanti della nostra vita, quando la speranza ci dà la forza per realizzare l’”impossibile”, si può verificare persino un’“alterazione spazio-temporale” per cui non ci rendiamo nemmeno conto del tempo trascorso e ci sentiamo con il Mondo che ci ruota attorno, come se tutto accadesse per noi. Una sensazione splendida che ci permette di non essere travolti dagli eventi, almeno non più di quanto sia necessario per farci vivere ancora nella realtà.
La speranza è più forte dell’amore: è l’ancora alla quale ci si può aggrappare anche se le probabilità di farcela sono percentualmente minime, ma anche questa piccola percentuale, più che amore per se stessi o istinto di sopravvivenza, rappresenta una vera e propria fiammella nell’oscurità, piccola ma sufficiente a segnare la via verso la salvezza.
Nella consapevolezza di ciò che è la vera speranza, non del semplice desiderio, lasciamo che l’energia vitale sia libera di scorrere e non rimanga bloccata dalla paura del “domani”.
La vita piena implica azione, richiede che ci occupiamo di tutto con coraggio e determinazione, ci porta all’accettazione di noi e degli altri, rappresenta l’apertura alla vita anche senza sapere dove ci conduce questo movimento attimo dopo attimo.